Revoca del vitalizio agli “on” condannati, ma solo in Sicilia

Da SICILIA INFORMAZIONI

La Sicilia ha preceduto Roma: chi è condannato perde il vitalizio “parlamentare”regionale. Qualche giorno fa, i media siciliani hanno dato notizia che la sezione siciliana della Corte dei Conti ha respinto il ricorso dell’ex deputato regionale e sindaco di Canicattì, Vincenzo Lo Giudice,che avrebbe voluto mantenere il vitalizio assegnatogli dopo una lunga permanenza all’Assemblea regionale siciliana. I giudici contabili erano stati chiamati ad esprimere un parere di merito sul ricorso ed hanno giudicato Vincenzo Lo Giudice, reduce da una lunga permanenza nelle patrie galere (nove anni ) e colpito dall’interdizione perpetua dagli uffici pubblici per reati di mafia. Non hanno accolto il ricorso perché hanno giudicato applicabili le norme dell’art.28 del codice penale, e quindi il vitalizio andava revocato. C’era del resto un precedente, Totò Cuffaro, ex presidente della Regione, cui è stato riservato il medesimo trattamento.

Tutto chiaro? Nemmeno per idea. Una decina di giorni fa Sergio Rizzo ha firmato un corsivo sul Corriere della sera, che riferisce sul provvedimento della Corte dei conti, dando delle informazioni importanti sulle buone pratiche dell’Assemblea regionale siciliana a propositi di revoca dei vitalizi.

Sergio Rizzo, che non è affatto tenero con i vizi della Regione siciliana, precedendo la notizia di molti giorni – è curioso, vero? – ha raccontato l’episodio con un apprezzamento verso il Parlamento regionale.

“In quest’Italia dove la politica troppo spesso viene identificata con il malcostume capita che dalla tanto vituperata Sicilia arrivi una lezione di rigore”, scrive Sergio Rizzo. “Capita che la locale sezione della Corte dei conti respinga il ricorso di un ex consigliere regionale privato un anno fa del vitalizio…”

Rizzo riferisce sulle condanne subite da Lo Giudice e sul vitalizio incassato, nonostante ciò, dal deputato regionale.

“Finché, a marzo del 2015, la scure abbattutasi sull’assegno dell’ex governatore Totò Cuffaro non colpisce pure lui… La sentenza spiega con chiarezza che il vitalizio va revocato in base all’articolo 28 del codice penale, con il quale si stabilisce che il condannato a una pena con interdizione perpetua dei pubblici uffici, sanzione prevista per condanne superiori a cinque anni, non può incassare assegni dallo Stato.Punto e basta”.

Fin qui, niente di singolare, a parte l’anticipazione del Corriere della Sera. Ma il colpo di teatro arriva successivamente:“Questo, però, precisa correttamente Rizzo,vale solo in Sicilia. Perché le regole introdotte lo scorso anno per Camera e Senato non fanno riferimento alcuno a quell’articolo 28 del codice penale. Articolo nel quale, per esempio, non è prevista la restituzione dell’assegno statale con tanto di arretrati in caso di riabilitazione. Un beneficio invece contemplato eccome dal regolamento sull’abolizione dei vitalizi parlamentari. Giusto un mese fa un ex deputato nazionale già condannato a 8 anni per bancarotta fraudolenta, Gianmario Pellizzari, si è visto restituire l’assegno da 5.481 euro netti mensili (più sei mesi di arretrati, ovvio) dopo essere stato riabilitato dal tribunale di sorveglianza”.

Ora, la domanda è la seguente: perché mai quel che di positivo e corretto raramente diventa notizia? Nessuno ha riferito, infatti, che il Parlamento regionale ha introdotto una norma che a Roma ancora è in stand by. Ci voleva il cattivissimo Sergio Rizzo…

Articoli correlati

About Redazione