La maxi truffa delle poste private

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In meno di 18 mesi settantadue agenzie di Poste private sono riuscite a truffare oltre 30 milioni di euro a professionisti, impiegati, pensionati e casalinghe di tutta Italia. Per evitare le lunghe attese davanti agli sportelli degli uffici postali, i cittadini di 11 città italiane si sono rivolti, per pagare le loro utenze, alle agenzie di Poste private che in base alla liberalizzazione dei servizi postali avrebbero dovuto garantire lo stesso identico servizio di Poste Italiane. Ed invece, sono stati truffati e le loro bollette, raccomandate e pagamenti dell’Imu, mai versati.

L’indagine è iniziata per una serie di denunce presentate alle Fiamme gialle di Palermo da cittadini che, uno dopo l’altro, si sono visti sospendere la fornitura di luce, gas e telefono per il mancato pagamento delle bollette. Ovviamente l’importo era stato regolarmente pagato ma presso gli sportelli “abusivi” delle poste private .

Le agenzie, sequestrate dalla Finanza che si trovano nelle province di Palermo , Messina, Catania, Trapani, Agrigento, Roma, Macerata, Lecce, Reggio Calabria, Modena e L’Aquila, sebbene fossero in possesso dei contratti di franchising con i rispettivi network di riferimento e dell’autorizzazione ministeriale, erano sprovviste delle concessioni per poter effettuare i servizi di pagamento.

In sostanza, non avevano provveduto all’iscrizione nell’apposito albo o, in subordine, alla eventuale affiliazione a qualche società autorizzata dalla Banca d’Italia.

La legislazione nazionale sulla liberalizzazione dei servizi postali imposta dall’Unione europea infatti prevede una doppia regolamentazione basata sulla distinzione fra servizi postali quali la raccolta, il recapito posta e le raccomandate, e quelli invece prettamente finanziari come il pagamento di bollettini, finanziamenti, F23, F24.

Mentre per la prima categoria ovvero la prestazione dei servizi postali in senso stretto il legislatore ha previsto un’autorizzazione ministeriale il cui rilascio non richiede comunque particolari presupposti, per le prestazioni di servizi che invece prevedono movimentazione di denaro, anche e soprattutto quello elettronico, le regole sono molto più rigorose e come stabilito dal Testo Unico delle Leggi Bancarie, l’istituzione di un “Albo degli Istituti di Pagamento”. Che ovviamente le agenzie non avevano.

I reati  contestati sono di truffa, appropriazione indebita e violazione del Testo unico delle leggi bancarie. Le fiamme gialle hanno sequestrato assieme alle agenzie, oltre 180 conti correnti utilizzati per il deposito delle somme truffate agli cittadini italiani.

Ma l’inchiesta della Procura di Palermo non si è ancora chiusa. Sono al vaglio degli investigatori numerosissime transazioni finanziarie effettuate tramite alcune di queste Poste private che avrebbero favorito la movimentazione di cospicue somme di denaro in violazione anche degli obblighi previsti dalla normativa antiriciclaggio.

Fonte Articolo di Nadia Francalacci  da Panorama.it



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