Palermo, azzerato mandamento Porta Nuova: fermato pupillo di Nicchi

Tra gli arrestati nell’ambito dell’operazione antimafia “Alexander” dei carabinieri di Palermo, che ha azzerato il mandamento di Porta Nuova, c’è anche Alessandro D’Ambrogio, ritenuto al vertice dello storico mandamento. Titolare di un’impresa di pompe funebri a Ballarò, D’Ambrogio era il vero e proprio “dominus” all’interno di uno dei mandamenti più potenti di Palermo. In passato è stato “uomo ombra” di un altro potentissimo boss, Giovanni Nicchi, di cui curò alcune fasi della latitanza prima dell’arresto, avvenuto il 5 dicembre 2009.
Impegnato nel traffico di droga e nell’attività d’estorsione, le indagini hanno accertato come in alcuni casi, la criminalità abbia preso direttamente la gestione di locali, dopo aver scalzato i titolari. L’inchiesta è coordinata dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dal sostituto Caterina Malagoli. Mentre per quanto attiene alle indagini relative al traffico di droga, queste sono affidate al procuratore aggiunto Maria Teresa Principato.
Nel blitz sono state arrestate più di 30 persone tra le province del capoluogo siciliano, Trapani e altre parti d’Italia. Gli ordini sono stati emessi dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo e i reati contestati sono quelli di associazione per delinquere di stampo mafioso e traffico internazionale di stupefacenti. Le indagini hanno consentito di ricostruire gli assetti e le dinamiche criminali del mandamento mafioso palermitano di Porta Nuova, individuandone capi e gregari.
Si è accertato che il sodalizio, pur continuando a esercitare una soffocante attività estorsiva sul territorio, consapevole che l’imposizione del pizzo a imprenditori e commercianti non è più sufficiente, complice l’attuale crisi economica, a mantenere le famiglie degli affiliati detenuti, si allea con altre consorterie mafiose della città e dell’area trapanese per gestire le “piazze dello spaccio” e, come negli anni Ottanta, l’approvvigionamento degli stupefacenti direttamente dai Paesi produttori del Sud America e del Nord Africa. Nello stesso contesto, sono stati sequestrati beni mobili e immobili per un valore complessivo di circa tre milioni di euro.

Fonte Articolo http://www.tmnews.it



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