Villabate, simula rapimento per coprire fuga d’amore

Il paese è piccolo e, si sa, la gente mormora. Così, per nascondere una fuga d’amore ed evitare le chiacchiere, si può arrivare anche a simulare un rapimento. La paradossale vicenda è accaduta in un centro alle porte di Palermo, Villabate, trasformatosi per un giorno nella scena di un crimine. L’allarme è scattato questa mattina, quando un ragazzo ha chiamato i carabinieri per segnalare il rapimento della madre. «L’hanno portata via due uomini: l’hanno costretta a salire su un furgone bianco strattonandola e si sono allontanati». Il «rapimento» avviene davanti alla casa in cui la donna abita col marito e due figli, una delle vie principali del comune palermitano. I militari si attivano immediatamente: la zona viene pattugliata da cima a fondo, decine i carabinieri inviati a setacciare il paese e i dintorni. Perfino un elicottero viene fatto alzare in volo a caccia del furgone bianco che i presunti rapitori avrebbero usato per portare via la donna. La vittima, Marina Dorotea Di Peri, 45 anni, sembra essersi volatilizzata. Disperati i familiari con in testa il figlio che raccontato tra le lacrime di avere assistito alla scena e ripete che la mamma è stata rapita. Ma ai militari, che da subito trovano assai singolare la vicenda, sono sufficienti poche ore per capire cos’è veramente accaduto. Il furgone viene rintracciato a Palermo e la donna e i due uomini che sono con lei fermati. Messa alle strette dagli investigatori Marina Dorotea confessa di avere organizzato una messa in scena insieme al suo amante, Giuseppe Romano, un elettricista di 44 anni con il quale da tempo ha allacciato una relazione. I due si sarebbero fatti aiutare dal complice che avrebbe partecipato al finto sequestro, ordito per evitare che i compaesani spettegolassero sull’allontanamento da casa della donna. Ai carabinieri, che l’avevano cercata in lungo e in largo, la Di Peri confessa candidamente, superato un primo momento di imbarazzo, di essere innamorata e di non avere nessuna intenzione di tornare a casa dalla sua famiglia. Stessa spiegazione fornisce al marito, al quale telefona dopo essere stata fermata. «Non ti amo più, sto con un altro e non torno a casa». La trovata avrà però delle conseguenze per tutti e tre i protagonisti che sono stati iscritti nel registro degli indagati per procurato allarme. Le dicerie, comunque, si sa, sono dure a morire e in paese la gente continua a raccontare della sventurata donna rapita e portata via su un furgone bianco.

Fonte Giornale di Sicilia



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