Cuffaro e i finti “assistenti” In 41 sotto inchiesta: ecco i nomi

da LiveSicilia
PALERMO – Tutti in carcere per fare visita a Totò Cuffaro e tutti indagati per falso. Politici – nazionali e regionali – professionisti, dirigenti e amici dell’ex governatore siciliano avrebbero fatto carte false per entrare in carcere a Rebibbia. I parlamentari in carica, a Roma come a Strasburgo, possono accedere in carcere facendosi accompagnare da un assistente. Assistente che deve dichiarare la sua qualifica in un apposito modulo. Ecco, in molti si sarebbero spacciati per collaboratori degli onorevoli in modo da evitare l’obbligo di presentare la richiesta di colloquio necessaria per incontrare un detenuto. I politici, infatti, hanno una corsia preferenziale. Hanno il diritto di visitare i carcerati in qualsiasi momento e senza fare neppure la fila.

Ecco l’elenco completo delle 41 persone che hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini: Francesco Allegra, Antonello Antinoro (ex eurodeputato), Anna Bonfrisco (parlamentare), Filippo Maria Bucalo, Antonio Bonfiglio (parlamentare), Gloria Cammarata, Nunzio Cappadonia (ex deputato regionale), Salvatore Cascio (deputato regionale), Giuseppe Castagna, Maria Giuseppa Castiglione (parlamentare), Giampaolo Ciani, Stefano Ciccardini, Mirello Crisafulli, Salvatore Cuffaro (cugino omonimo dell’ex presidente della Regione ndr), Anna Maria De Santis, Giuseppe Di Carlo, Francesco Di Chiara, Alessandro Di Paolo, Nino Dina (deputato regionale), Davide Durante, Renato Farina, Pino Frirrarello (parlamentare), Salvo Fleres (parlamentare), Pippo Gianni (ex parlamentare), Salvatore Iacolino (ex eurodeputato), Cosimo Izzo (parlamentare), Gaetano Mancuso, Calogero Mannino (ex ministro), Antonio Marino, Bruno Mariani, Salvatore Rinaldi, Saverio Romano (parlamentare ed ex ministro), Giuseppe Ruvolo (parlamentare), Antonino Ruvolo, Antonina Saitta, Cataldo Salerno, Giuseppe Scalia (ex parlamentare), Sebastiano Sanzarello, Gian Maria Sparma (ex assessore regionale), Attilio Tripodi, Simona Vicari (parlamentare e sottosegretario).

Cuffaro finì rinchiuso a Rebibbia il 22 gennaio 2011, quando la Cassazione rese definitiva al condanna per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra (fra pochi giorni terminerà di scontare la pena). E subito iniziarono le visite. Fra i casi finiti sotto inchiesta della Procura di Roma, solo per fare qualche esempio, ci sono quello del deputato regionale Dina che si sarebbe spacciato per assistente del deputato nazionale Gianni. Crisafulli, ex senatore del Pd e candidato sindaco a Enna, si presentò in carcere con il suo “assistente” Salerno, che in realtà è il preside dell’Università Kore di Enna.

Lillo Mannino si sarebbe fatto accompagnare in diverse occasioni dal deputato regionale Cappadona e da una serie di persone che, secondo il pubblico ministero Barbara Zuin, non avevano “alcun rapporto di collaborazione professionale, stabile e continuativo consistente in attività di segreteria e di assistente parlamentare”. Requisito quest’ultimo necessario per aggirare le procedure.

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