Rifiuti, inchiesta sugli affidamenti a Bagheria. Stop a imprenditore col “bollino antimafia

Articolo di Antonio Fraschilla e Salvatore Palazzolo su Repubblica di oggi.

La procura di Termini Imerese accende i riflettori sulla gestione dei rifiuti del Comune di Bagheria, guidato dal sindaco Patrizio Cinque del Movimento 5 stelle. Il 10 agosto i carabinieri hanno presentato al segretario generale, Eugenio Alessi, una lunga richiesta di atti da acquisire per fare luce su quella che sembra ormai diventata una pratica molto diffusa nei Comuni del Palermitano: il ricorso agli affidamenti diretti, sulla base del cosiddetto articolo 191. Un modo per far fronte in modo veloce all’ultima emergenza rifiuti.

Ma in questo modo la soglia dei controlli si è abbassata. E anche a Bagheria, alcuni noli sono stati concessi alla “No.ve.ma.”, la ditta adesso finita al centro di un’interdittiva del prefetto di Palermo, perché assieme alla “Trade eco service” ritenuta vicina ai boss della famiglia corleonese dei Lo Bue, come racconta Repubblica oggi in edicola. Sugli affidamenti diretti del Comune a ditte esterne al Coinres era partito un esposto della minoranza al consiglio di Bagheria, firmato dal Partito Democratico che ha messo nero su bianco incarichi per oltre 4 milioni di euro dal 2014.

Al centro di questa vicenda c’è ancora una volta Salvatore Lo Faso di Trade eco service, che è stato asso pigliatutto dell’ultima emergenza rifiuti. Anche perché era diventato uno dei simboli dell’imprenditoria della provincia di Palermo che dice no alla mafia: tre anni fa, si era presentato in tribunale per confermare di aver ricevuto una richiesta estorsiva dopo un incendio nella sua concessionaria, la “Sud Car” di Bolognetta.  Ma, adesso, il prefetto di Palermo Antonella De Miro lo ferma con un’interdittiva antimafia, un provvedimento pesante, la “Trade eco service srl” della famiglia Lo Faso è stata esclusa dalla white list anche se formalmente Lo Faso non ricopre più l’incarico di amministratore delegato dal 2011.-

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