Un dizionario gigante per salvare le parole dimenticate

Dopo Milano, Torino, Bologna, Firenze e Bari, il dizionario-installazione Zanichelli conclude il suo tour in giro per l’Italia a Palermo. Dal 31 ottobre al 7 novembre, infatti, piazza San Domenico ospita il maxi dizionario del progetto #paroledasalvare sul quale sono scritte oltre 3.000 parole della lingua italiana che rischiano di essere dimenticate.

La piazza ospita la cosiddetta #AreaZ: una zona a lessico illimitato in cui trovare le parole giuste per esprimere il mondo. Qui tutti sono invitati a scegliere una parola e a prendersene cura, usandola in modo opportuno. Come si salva una parola? Sulla quarta di copertina del vocabolario, un monitor touchscreen propone a rotazione 5 dei 3126 lemmi da salvare. Scelta la propria parola la si può postare, con il suo significato, sui propri canali Facebook e Instagram direttamente dallo schermo del vocabolario. E per chi ai social network preferisce le reti sociali tradizionali Zanichelli ha pensato a cartoline vere e proprie, da affrancare e spedire.

In un contesto linguistico dove parole nuove, o neologismi, catturano l’interesse e attirano maggiormente l’attenzione, Zanichelli con il progetto #paroledasalvare si pone l’obiettivo non solo di far conoscere una parte meno nota del patrimonio lessicale italiano, ma anche di invitare al suo utilizzo, per ritrovare il gusto di prediligere parole meno consuete arricchendo di sfumature il proprio modo di comunicare. La capacità di scegliere esattamente il termine più giusto, più calzante per quello che si vuole dire, aiuta a esprimersi nella maniera più chiara ed efficace possibile. Anche i sinonimi non sempre esprimono esattamente lo stesso concetto, non è quasi mai vero che una parola vale l’altra.

Invece di affermare che qualcuno ci vuole “ingannare” o “prendere in giro”, possiamo usare abbindolare (che rinvia al “bindolo”, all’arcolaio che girava per dipanare una matassa trasformandola in gomitolo), circuire (che rinvia a sua volta a una circolarità, a un “andare intorno”) oppure irretire (che rimanda invece a un a un “prendere nella rete” e che contiene anche il significato di “sedurre”, cioè di condurre a sé). Un atteggiamento, invece, può essere definito ondìvago, che in letteratura significa propriamente “che vaga sulle onde”, e oggi è usato espressivamente anche nel linguaggio non letterario col significato di “incerto” o “indeciso”, “tentennante”.

Altri esempi di parole da salvare sono recalcitrare (originariamente “indietreggiare tirando calci”, detto per esempio di cavalli o muli, e più in generale “rifiutarsi, fare resistenza a una proposta o altro”), pusillanime (dall’animo piccolo, meschino), adombrarsi (spaventarsi davanti a un’ombra, nel caso di un cavallo, ma più in generale “turbarsi, rabbuiarsi, incupirsi”) o ancora sciatto, che significa trascurato, non accurato, da un latino exactus (ex aptus) cioè non adatto, non conveniente, approssimativo.

Palermo

piazza San Domenico

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