Aldo Moro e Peppino Impastato, il ricordo a 34 anni dalla morte.

ROMA – Parlava Peppino Impastato. Faceva nomi e cognomi. Da palchi improvvisati, dalle colonne di piccoli giornali, dai microfoni di Radio Aut denunciava quotidianamente gli affari dei mafiosi di Cinisi e Terrasini e le complicità dei politici “amici”.

La voc

e di Peppino. Fu la sua voce a condannarlo a morte, in un paese muto e sordo diventò un’eco assordante. La fine di Peppino arrivò il 9 maggio del 1978, cinque giorni prima della sua elezione a consigliere comunale di Cinisi nelle liste di Democrazia proletaria. Aveva 30 anni Peppino, quando il tritolo di Cosa nostra ne dilaniò il corpo. Lo fecero a pezzi sui binari della ferrovia di Cinisi. Lo stordirono, colpendolo con una pietra, poi trasportarono il corpo sulle rotaie, lo adagiarono sull’esplosivo e lo fecero brillare.

Ci sono voluti 23 anni, però, perché Peppino Impastato diventasse un morto di mafia. È stata necessaria la tenacia di mamma Felicia Bartolotta e l’intensa attività del fratello Giovanni, perché al giovane fondatore di Radio Aut venisse restituito l’onore. Per lungo tempo, infatti, il ricordo è stato seppellito sotto una montagna di falsità, di depistaggi, di ricostruzioni di comodo, che indicarono in quella morte prima il fatale destino di un terrorista vittima del suo stesso esplosivo e, dopo la scoperta di una lettera scritta molti mesi prima, un suicida.

Peppino era nato a Cinisi in una famiglia mafiosa. Suo padre, Luigi, era amico del numero uno di Cosa nostra, Tano Badalamenti, suo zio era Cesare Manzella, capomafia ucciso con una giulietta al tritolo nel 1963. Una vita già tracciata, una strada da seguire, quella dell’onore alimentato dal sangue e dalla violenza, a cui, però, Peppino si ribellò, rompendo con il padre quando era ancora poco più che un ragazzo.

L’antimafia. Neli anni successivi Peppino si lanciò in un’intensissima attività politico-culturale antimafiosa. La denuncia dei traffici internazionali di droga e delle speculazioni dei signori del cemento arrivò con la nascita di Radio Aut, un’emittente privata autofinanziata attraverso la quale Impastato puntò il dito contro gli affari del capomafia Gaetano Badalamenti. Nel 1978 si candidò nella lista di Democrazia Proletaria alle elezioni comunali. La sua elezione, però, arrivò qualche giorno dopo la sua morte.

La marcia dei 100 passi dei sindaci, in ricordo di Peppino Impastato, si è aperta a Cinisi con un saluto di Agnese Moro, figlia di Aldo Moro, ucciso dalle brigate rosse nella stessa data in cui la Sicilia ricorda l’assassinio del militante di Cinisi. «Mi piacerebbe tanto che un giorno potessimo ricordare i nostri cari non nel giorno della loro morte – scrive Agnese Moro in una lettera indirizzata a Giovanni Impastato – ma nel giorno nel quale festeggiamo la nascita della nostra Repubblica, il 2 giugno. Allora avrebbero davvero il loro posto, che non è quello di vittime, ma quello di costruttori coraggiosi di un Paese in cui ci sia posto posto per tutti, con uguale dignità e rispetto».

Impastato e Moro. «Tuo fratello e mio padre erano molto diversi. Ma qualcosa li unisce – aggiunge -, qualcosa che viene prima e va al di là del fatto di essere stati uccisi, e per di più lo stesso giorno. Credo che entrambi amassero la giustizia e la liberazione, da ottenere con la mite e coraggiosa strada della democrazia, che è tale solo con l’assunzione di responsabilità da parte di ognuno». I sindaci hanno percorso con le fasce tricolori, insieme agli studenti, i 100 passi che separano Casa Badalamenti da casa Memoria, e hanno scoperto la prima pietra d’inciampo di un percorso della memoria dedicato a Impastato e alle altre vittime di mafia.

Il «Giorno della memoria» dedicato alle vittime del terrorismo e delle stragi di tale matrice – celebrato oggi al Quirinale – è cominciato proprio con la deposizione da parte del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, di una corona di fiori in via Caetani, davanti alla lapide che ricorda il sacrificio dell’on. Aldo Moro e degli agenti della sua scorta.

articolo tratto da “Il Messaggero”


Articoli correlati

About Redazione